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Aprire un’attività dopo il Coronavirus: i consigli per farcela.

«La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. […] È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera. Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece».

Era il 1937 quando Albert Einstein nel libro Il mondo come lo vedo io scrisse queste parole che, in effetti, sono così attuali che sembra siano state pensate nei nostri giorni. Concetti forti, che però possono rappresentare “il lato positivo” per gli operatori economici che nella pandemia da Coronavirus vedono non solo una minaccia per la salute generale, ma anche un rischio per la propria attività.

Le saracinesche abbassate dei negozi lungo le strade dei nostri quartieri ci ricordano che il Covid-19 ha tolto l’ossigeno anche a una parte dell’economia che, per la natura stessa di alcune attività, le dimensioni societarie o il contesto nel quale un’azienda opera e un esercizio commerciale vende, ultimamente non ha avuto altra scelta che staccarsi la spina.

La ripresa in Italia sarà lenta e non semplice, ma ciò non significa affatto che non si possa avviare un’attività in questa fase o nell’immediato futuro. Ci sono business che da questa circostanza stanno traendo un incremento esponenziale del proprio giro d’affari, come il settore farmaceutico e parafarmaceutico, il food delivery, i provider di servizi di streaming, webinair e videoconferenze. Tali occasioni di sviluppo, però, non saranno “a tempo indeterminato”, in quanto è verosimile, ad esempio, che la vendita di mascherine, gel igienizzanti e guanti in lattice subirà una forte diminuzione una volta terminata l’emergenza.

 

E allora, quali sono le strade da percorrere per un nuovo inizio imprenditoriale in epoca Covid?

Le possibilità di farcela ci sono e le attività “a prova di virus” non sono irrealizzabili. Tra i benefici di cominciare in un periodo di crisi o subito dopo, innanzitutto vi è la minor concorrenza nel mercato proprio perché, nel frattempo, alcuni competitor sono scomparsi. In più, un’emergenza come quella in atto può cambiare i bisogni dei consumatori, allargando alcune fette di mercato, o limitare i costi per inserirsi sulla piazza. Ma bisogna saper cogliere tutti gli aspetti del nuovo orientamento economico, come spiega il prof. Marco Arcari dell’Università di Milano: «La favola della start-up che arriva a esporre il proprio prodotto/servizio al mercato generalista non è più credibile […]. In Italia lo spazio di mercato per chi si rivolge al consumatore finale è riservato solo a chi dispone di budget milionari per il marketing. Meglio concentrarsi sul proprio segmento, pochi clienti ma redditizi».

In generale, la prima regola per fare impresa in tempi di cambiamenti, anche in mancanza delle risorse milionarie sopracitate, è analizzare la collettività nella sua totalità, prevederne i mutamenti in prospettiva futura ‒ immaginando cosa servirà e a chi ‒ e indirizzarsi appunto solo a una sua porzione. Un aspetto da considerare è che, in periodi come questo, si è meno disposti a comprare prodotti privi di una certa fama; dunque, è fondamentale farsi conoscere in particolare online e creare una prima cerchia di clienti, raccontando qual è il plusvalore della nuova impresa e creando interazione con il pubblico attraverso un sito web (meglio se con un e-commerce) e i social network.

Un’altra buona intuizione è quella di comunicare il proprio business trasmettendo positività, nonostante tutto: gli utenti che percepiscono l’empatia di un’impresa sono più invogliati a sceglierla per le loro necessità e a fidelizzarsi. Infine, è necessario avere una mente aperta all’imprevisto, che ‒ come abbiamo imparato ‒ può essere sempre dietro l’angolo, e agire con tempestività nel caso di eventi inattesi, anche con azioni poco convenzionali.

È possibile avviare un percorso imprenditoriale anche in una situazione di emergenza sanitaria ed economica come quella attuale. Basta saper afferrare le opportunità esistenti, avendo il coraggio di perseguire il nostro business anche senza vedere nitidamente la meta, nel segno di una strategia forte, flessibile e lungimirante.

 

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